La Chiesa di Cristo o la chiesa del Papa?

02.05.2013 13:22

 

La Chiesa di Cristo o la chiesa del Papa?

 

Ennesima provocazione di un frasario modernista atto, però, a voler usare certi termini con l'intenzione di modificarne l'originaria sostanza.

Se c'è un punto fermo, ripetitivo fino all'ossessione è proprio il concetto espresso da Benedetto XVI dall'annuncio del suo ritiro in quel dire: "la Chiesa è di Cristo!"

Perché ripeterlo molte volte prima di ritirarsi?

Perché è evidente che da dopo il Concilio, volente o dolente, i nemici della Chiesa hanno sposato una immagine a seconda del Pontefice regnante, così come della propria immagine.

 

Ha cominciato Paolo VI con il suo gesto eclatante nel togliersi la tiara e dismetterla.

Il Papa sapeva bene che non poteva (e non voleva) abolire un segno che non gli appartiene, ma di certo poteva modificarne l'uso secondo ciò che ritenesse utile o meno utile in quei tempi di regno complesso e difficile.

Paolo VI, infatti, non vendette le tiare della Sacrestia Pontificia, ma diede via la sua, quella che gli regalarono i milanesi e ne mantenne il segno sullo stemma personale.

Papa Montini temeva l'incalzare apparentemente inarrestabile della modernità, ed a costo di immani sacrifici, ricercò costantemente un compromesso con la società moderna, o meglio con i simboli, le immagini di questa, disposto a modificare l'immagine della Chiesa almeno sotto il suo Pontificato. In quegli anni, tanto per fare un esempio sui simboli, mentre le femministe bruciavano i reggiseno, certi preti, in preda ad una triste smania di emulazione bruciavano pianete ed abbattevano altari e balaustre a martellate incoraggiati dal gesto montiniano nel dar via la tiara e nel modificare simboli e segni.

Pur volendo ammettere la buona fede di Paolo VI occorre dire che questo suo gesto, mai spiegato, né ufficialmente redatto da un Documento ufficiale, di fatto si rivelò come "peccato originale" della sua strategia di rendere il papato più "accessibile" più vicino alla gente, più "umano" e meno divino, insomma, un Pontificato ad personam.

 

Ma leggiamo ora un passo di storia indispensabile, come nasce la Tiara?

Ce lo facciamo spiegare da un libro del 1878 scritto dalla Casa editrice dei Salesiani proprio per il sacerdote don Bosco,  che riporta l'incoronazione di Papa Leone XIII

leggiamo:

Triregno. È un ornamento del capo, rotondo, chiuso al di sopra,  circondato da tre corone. È questa una magnifica e splendida insegna di onore, di maestà, di giurisdizione del Sommo Pontefice. La sua origine rimonta ai tempi di Costantino, che la diede a s. Silvestro in segno di onore. Era fatto a forma del Pileo dei Romani, berretto, che usavano solamente i liberi e non gli schiavi. Perciò vuolesi che Costantino l’ abbia data a s. Silvestro, appunto per indicare che la Chiesa cessava di essere schiava e tiranneggiata dai persecutori, e cominciava ad essere libera nei suoi spirituali esercizi.

            Quest’ ornamento da prima portava una sola corona, ed era detto Regno. Fu chiamato poscia Triregno quando ebbe aggiunte due altre corone. La seconda corona fu aggiunta da Bonifacio VIII; la terza da Benedetto XII. Sebbene una sola possa esprimere il sommo potere del Papa, tuttavia le tre corone esprimono meglio le tre potestà che egli ha in Cielo, in terra e nel Purgatorio, coelestium, terrestrium, et infernorum. Le tre  corone possono ancora significare che il Papa è Sommo Sacerdote, Signore temporale, e universale Legislatore. Il Triregno è sormontato da un globo su cui sorge una croce. Il globo e la croce posta sul Triregno indica il mondo assoggettato a Gesù Cristo in virtù della Croce, ed è sostenuto dal Papa, perché tutta la terra è alla sua cura affidata.

Sempre dal medesimo testo, che parla dell'incoronazione di Papa Leone XIII, leggiamo la descrizione dell'evento:

...allora il Cardinale secondo Diacono, che stava a sinistra del trono, toglieva dal capo del Pontefice la mitra, ed il Cardinale primo Diacono, che stava alla destra, gli imponeva il Triregno, proferendo a voce alta e vibrata le famose parole:  Accipe Tiaram tribus coronis ornatam,et scias Te esse Patrem Principum et Regum, Rectorem Orbis, in terra Vicarium Salvatoris N. J. C. cui est honor et gloria in saecula saeculorum.

           Ossia:  Ricevi la Tiara ornata di tre corone, e sappi che Tu sei Padre dei Principi e dei Re, Reggitore del mondo, Vicario in terra del Salvator Nostro Gesù Cristo, cui è onore e gloria nei secoli dei secoli.

            Il Triregno imposto al S. Padre Leone XIII fu già donato al Santo Padre Pio IX dalla Guardia Palatina d’ onore.

            L’ atto e le parole suddette fecero correre come un fremito di commozione fra gli astanti, molti dei quali ne rimasero inteneriti fino alle lagrime. Era questo di fatto il punto più bello e più solenne della grandiosa cerimonia, e non poteva non produrre un effetto vivissimo nel cuore di tanti figli devoti ed affezionati alla nostra santissima religione.

 

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Quindi, ad onor del vero, Paolo VI  fu per un certo verso un martire imponendo semmai a sé stesso dei grandi sacrifici  al solo scopo di non porsi in urto frontale - a scanso di mali peggiori - con le nefaste tendenze che allora imperversavano, nella speranza, purtroppo infondata che, finita l'ubriacatura dell'euforia conciliarista,  gradatamente le cose si sarebbero assestate. Ma l'assestamento non ci fu.

Cosa ci fa credere o interpretare che la deposizione della tiara fu un atto personale di Paolo VI, un sacrificio di rinuncia a sé stesso?

Il Documento "Romano Pontifici Eligendo", promulgato dallo stesso Pontefice, prevedeva che il suo Successore fosse incoronato, secondo l'uso, dal Cardinale Protodiacono.

Più precisamente è l'ultimo punto della Costituzione Apostolica che lo esprimeva chiaramente (n. 92): Infine il Pontefice sarà incoronato dal Cardinale Protodiacono e, entro un tempo conveniente, prenderà possesso della Patriarcale Arcibasilica Lateranense, secondo il rito prescritto....

Fu per scelta di "umiltà" che Giovanni Paolo I  disattendendo la "Romano Pontifici Eligendo", rifiutò il rito dell'incoronazione.

Appare perciò evidente che il gesto di Paolo VI che sarebbe dovuto rimanere isolato, o che al limite non avrebbe dovuto ricadere sulla "incoronazione" del Vicario di Cristo, di fatto venne usato per cominciare dei Pontificati "di stile personale", lasciando così ogni Pontefice "libero" di fare ciò che vuole, avanzare non più secondo una logica giunta a noi per e nella Tradizione, ma in sostanza per avanzare a seconda del proprio e personale stile, umiltà personale se preferite. Resta palese che qui sta anche uno dei segnali più inquietanti e drammatici della vera rottura con la Tradizione: Giovanni Paolo I si rifiutò di farsi incoronare. Giovanni Paolo II, suo Successore due mesi dopo, comprendendo bene la gravità della situazione e per evitare probabilmente un problema al suo predecessore di ordine persino Canonico, non si fece incoronare ma trasformò detta incoronazione con la "intronizzazione", un concetto più moderno ed anche più collegiale come infatti è l'uso del termine che indica anche la presa di possesso dei nuovi Vescovi e Patriarchi della sede di loro nomina spettante.

 

Sia ben chiaro, il problema non è nella tiara in sé, ma in ciò che rappresenta come sopra è stato ben spiegato e del come si stia tentando di affondarlo, ma non per volontà dei Papi o del Concilio, quanto a causa di una certa infiltrazione modernista nel modo stesso di pensare anche dei Papi.

Non è più importante che si chiami "intronizzazione" ed oggi, con Papa Francesco si è voluto togliere anche questo termine, oramai il danno è stato è stato fatto ma le risorse della Chiesa che è di Gesù Cristo, sono molte e continueranno a difendere questa Istituzione divina con il suo specifico Primato Petrino.

Infatti se è vero che gli stessi significati (i tre poteri) possono essere assunti tranquillamente dalla nuova mitria imposta a Benedetto XVI con le tre strisce dorate, è altrettanto vero che si è imposto ai fedeli e al mondo un cambiamento atto a sminuire, nel segno, la potenza e il valore dei tre poteri di Cristo (1 - Re dei re e principi della terra; 2 - Re e Governatore del cielo, della terra e dell'universo intero; 3 - Salvatore delle Anime) distaccandoli sempre di più dall'agire degli uomini e degli Stati. Prova ne è che nel momento in cui Paolo VI fece la sua scelta e Giovanni Paolo I la impose col suo rifiuto, si è verificato anche il crollo della politica cattolica.

Non escludiamo che tale crisi dei valori e dei principi non negoziabili sarebbero crollati lo stesso, ma dal momento che la storia non si fa con i se e i ma, ma con dati alla mano, l'unica prova sostenibile che è sotto gli occhi di tutti è il crollo simultaneo avvenuto da ambo le parti anzi, cedendo la prima (il papato montiniano) ha finito per cedere anche la seconda.

Come possiamo sostenere questi fatti?

Basta ascoltare la massa dei fedeli sui principi non negoziabili, basta ricordare che nel momento in cui l'Italia cedeva all'aborto e al divorzio si parlava ancora di un popolo cattolico al 90% ma, attenzione, che identificava le proprie scelte moderniste associandole spesso ai "cambiamenti apportati da Paolo VI".

Il gesto di Paolo VI doveva rimanere contestualizzato nel suo tempo e, ad onor del vero, lo stesso Pontefice si spese senza riserve per denunciare i fraintendimenti associati ai suoi gesti di apertura, nonché alle false interpretazioni e strumentalizzazioni che si davano alla "volontà" del Concilio.

Ma intanto la rottura con la Tradizione era avvenuta e non si sarebbe più arrestata.

 

Venendo ai giorni nostri non possiamo non constatare questo oscillare da un Pontificato ad un altro, non a caso gli stessi Media parlano di "chiese diverse" usando termini aberranti quali: "la Chiesa di Paolo VI; la Chiesa di Giovanni Paolo II; la Chiesa di Benedetto XVI; ed oggi la Chiesa di Francesco...."

Non esiste più nel gergo, e dunque nel pensiero dei fedeli, la Chiesa nella sua Tradizione; la Chiesa di Gesù Cristo nei suoi tre poteri; la Chiesa dei Successori di Pietro, tanto che Benedetto XVI per tutto il mese, dopo l'annuncio della rinuncia, non ha fatto altro che ripetere che "la Chiesa non è mia o di altri, ma è di Cristo, è sua...".

Oramai si tende ad identificare una Chiesa a seconda del Pontefice eletto continuando ad alimentare una estenuante rottura con quella Tradizione che ha reso grande la Chiesa in ogni tempo, anche nei giorni nostri, e che solo così ha reso alcuni Pontefici tanto grandi da essere ricordati e venerati.

Non è un caso che lo stesso Giovanni XXIII viene ricordato non per la dottrina ma per aver aperto il Concilio Vaticano II; lo stesso Paolo VI viene ricordato per tutta una serie di "aggiornamenti e cambiamenti, aperture e ammodernamento della Chiesa" ma guai a nominarlo nella sua Enciclica Humanae Vitae lineare con la Tradizione; lo stesso Giovanni Paolo II viene ricordato per i suoi gesti moderni ma guai a nominare la sua Evangelium Viate o la Ecclesia de Eucharistia o la sua denuncia contro coloro che volevano abbandonare il celibato presbiteriale o persino avanzare con le donne prete; al contrario Benedetto XVI è stranamente l'unico Papa della serie che viene ricordato negativamente per aver riportato segni e gesti abusivamente cancellati e per aver ridato asilo alla forma antica della Messa, abusivamente vietata.

Tutto questo ci fa vedere bene come da Giovanni XXIII la Chiesa abbia subito dei cambiamenti che se da una parte li possiamo ritenere lineari con certi cambiamenti epocali (ogni Concilio ha apportato cambiamenti nella Chiesa), dall'altra parte lo stesso silenzio dei Pontefici e gli stessi abusi compiuti da molta Gerarchia non hanno fatto altro che alimentare questa visione delle cose e rafforzare l'aberrazione che ogni Pontefice userebbe la Chiesa a seconda della propria immagine che vuole darle.

 

Se questi esempi ancora non vi convincono vi invitiamo a rileggervi alcuni articoli precedenti quali quelli dedicati al Pontificato passionale vissuto da Benedetto XVI e, possiamo aggiungere, la chicca di queste settimane: il vescovo ex cerimoniere pontificio tale Piero Marini avrebbe affermato che finalmente oggi, grazie all'atteggiamento liberale di Papa Francesco, ci ritroviamo nell'ennesima "nuova" Chiesa non più oscurantista dove lui stava davvero soffocando, poverino! Viene da chiedersi cosa si aspetta questo "signore" dal nuovo Pontefice!

Non possiamo che rispondere con l'articolo del teologo domenicano Padre Giovanni Cavalcoli O.P. su Riscossa Cristiana, già da noi più volte a buona ragione citato, dove dice:

" Il Papato con Paolo VI non è più Cristo che guida le folle, che compie prodigi, che corregge i discepoli, che caccia i demòni, che minaccia farisei, sommi sacerdoti e dottori della legge, ma è Cristo sofferente, “crocifisso e abbandonato”, inascoltato, disobbedito, contestato, beffato, emarginato, angosciato.

La forza del Papato postconciliare è la forza di Cristo crocifisso, è il potere della croce. Il Papa deve stare continuamente in croce, fino all’ultimo...."

 

Se Papa Francesco sarà sostenuto da Vescovi come quello che sparla del Pontificato precedente, ha da stare molto attento ai tradimenti!

Al momento questi modernisti dipingono infatti una "nuova" Chiesa all'insegna non della dottrina, ma dei cambiamenti esteriori e nei gesti apportati dal nuovo Pontefice.

A questo proposito è interessante l'analisi fatta da Sandro Magister con il suo recente: L'incantesimo di Papa Francesco.

Spicca la parte iniziale dell'articolo dove leggiamo: " La sua popolarità è in buona misura legata all'arte con cui parla. Tutto gli viene perdonato, anche quando dice cose che dette da altri verrebbero investite dalle critiche. Ma le prime proteste cominciano ad affiorare..."

L'arte con cui parla Papa Francesco, che è poi il suo stile, nulla toglie alla Dottrina sia del Papato quanto al Catechismo della Chiesa. La Chiesa è di Cristo, Papa Francesco lo sa assai bene e molto più di certi prelati crapuloni e profittatori.

 

Quanto agli stili dei Pontefici, in verità, non sono affatto una novità del dopo Concilio.

Possiamo partire dai Giardini Vaticani che dal Medioevo ad oggi hanno subito centinaia di cambiamenti apportati ognuno dal Pontefice di turno i quali aggiungevano o toglievano qualcosa; così come gli appartamenti papali dentro i quali ogni Pontefice ha portato la propria firma, trasformazioni superficiali, ma anche radicali a seconda dei gusti. Il 5 luglio del 2010 Benedetto XVI inaugurava la centesima fontana nei Giardini Vaticani dedicata a san Giuseppe, le precedenti 99 sono a firma dei suoi predecessori che si perdono nel tempo. Così come quando fu appena eletto si recò nella sua ex abitazione per organizzare il trasloco (solo libri e pianoforte) preoccupandosi di regolare l'ultima rata dell'affitto. I media l'hanno presto dimenticato.

 

Come non ricordare anche il Beato Pio IX il quale, appena raggiunto Castel Gandolfo, andava per i vicoli e entrava anche nelle case e spesso sollevava il coperchio della pentola sui fornelli per saggiare la consistenza del brodo. E se vedeva che il cibo non era sufficiente lasciava un po’ di denaro alla famiglia.

In fondo è stato più facilitato Pio IX che non Papa Francesco il quale farebbe lo stesso se solo potesse, ma l'avvento mediatico non gioca sempre a favore dei Papi.

Ma possiamo anche accennare l’ istituzione degli "esercizi spirituali" in Vaticano per il Papa e i suoi più stretti collaboratori la quale risale "solo" di recente, al 1925 con Pio XI, che poi nel 1929, con l’enciclica Mens nostra, stabilì che vi si svolgessero puntualmente ogni anno. Se un Papa "domani" dovesse toglierli, non gridiamo allo scandalo, fanno parte dello stile e del carisma, della sensibilità di qualcuno che al momento opportuno li ha istituzionalizzati.

Pio XI fu anche il primo Papa ad assumere una donna, pure Ebrea, non come donna delle pulizie (con tutto il rispetto per la preziosa categoria), ma in qualità di esperta per riordinare l'archivio fotografico dei Musei Vaticani.

E sempre di lui è risaputo che fin da quando era Vescovo preferiva portarsi sempre dietro un revolver.... Quando fu nominato Nunzio in Polonia si legge negli appunti di trasferimento delle cose da portarsi dietro: “Tutte le carte che stanno nelle due scrivanie in casa (…). Mettere tutte le dette carte nella valigia comperata a Milano, e portare a Varsavia – come anche il piccolo revolver e munizioni.”

E ancora, fu Papa Leone XIII che inserì lo sport tra i nuovi strumenti di comunicazione di massa e i movimenti cattolici italiani dettero vita, nei primi anni del ventesimo secolo, a una propria organizzazione che ebbe in Papa Pio X un convinto assertore ed uno strenuo sostenitore. Il suo discorso ai giovani italiani l'8 ottobre 1905 lo potremmo quasi considerare una magna charta: «... ammiro e benedico di cuore tutti i vostri giochi e passatempi, la ginnastica, il ciclismo, l'alpinismo, la nautica, il podismo, le passeggiate, i concorsi e le accademie, alle quali vi dedicate; perché gli esercizi materiali del corpo influiscono mirabilmente sugli esercizi dello spirito; perché questi trattenimenti richiedono pur lavoro, vi toglieranno dall'ozio che è padre dei vizi; e perché finalmente le stesse gare amichevoli saranno in voi una immagine dell'emulazione dell'esercizio della virtù».

 

Per non parlare poi delle interviste, la prima fu rilasciata da Leone XIII su "Le Figaro" il 4 agosto 1892, la prima di un Romano Pontefice, concessa tra l'altro a una giornalista donna di tendenza socialista. Non dimentichiamo che Leone XIII condannò l'ideologia socialista senza mezzi termini nell'Enciclica Rerum Novarum.

Insofferente all’etichetta di corte, secondo la quale il Papa doveva mangiare da solo, come avveniva fin dai tempi di Urbano VIII, San Pio X ammise a tavola prima uno e poi due segretari. Alcuni dignitari fecero notare lo strappo alla regola.

Pio X rispose: «Ho letto e riletto i Vangeli e gli Atti degli apostoli; ma non vi ho mai trovato che San Pietro mangiasse da solo».

Il 27 maggio 1917 Benedetto XV, con la costituzione apostolica Providentissima mater, promulgava il nuovo Codice di diritto canonico. Al testo furono riconosciute dai giuristi di tutte le scuole una precisione e una chiarezza quali raramente si riscontrano nei codici degli Stati civili. Pose fine anche al “non expedit”, consentendo ai cattolici di fare politica e ai sovrani cattolici di visitare Roma e il Papa.

A lui ancora regnante era stata eretta nel 1919 a Costantinopoli una statua, recante questa iscrizione dal sapore ecumenico: «Al grande Pontefice della tragedia mondiale, Benedetto XV, benefattore dei popoli, senza distinzione di nazionalità o di religione, in segno di riconoscenza, l’Oriente».

 

Potremmo continuare all'infinito. Qui abbiamo voluto brevemente dimostrarvi come i cambiamenti nella Chiesa non solo ci sono sempre stati, ma che superato l'impatto emotivo sono stati sempre cambiamenti che hanno ringiovanito la Chiesa, rinvigorito la sua struttura umana e di governo. L'interesse mediatico volto spesso a senso unico, purtroppo, penalizza certi cambiamenti usandoli come modifiche all'Istituzione, per la quale si intende tutto l'apparato dottrinale e dogmatico, Istituzione perciò Divina ed immodificabile.

La Chiesa è di Cristo, il Suo Vicario senza dubbio può rendere più bella la Sposa, più giovanile, più snella, una volta più mistica, un'altra volta più umana attraverso le personali iniziative che ritiene più o meno opportune durante il suo regno, ma non può modificarne la struttura e questo, fino ad oggi, nessun Papa l'ha fatto. Chi ha tentato di farlo non c'è mai riuscito perché era illegittimo ed antipapa.

Concentriamoci perciò sulla Dottrina e sul Magistero ufficiale dei Pontefici, il resto lasciamolo alle fantasie dei Media che tali resteranno.

 

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