Uomo, riscopri la tua vera identità

23.09.2013 11:47

 

Continuando a dar voce ad alcune e-mail ricevute, proseguiamo con altre due che in sostanza chiedono e riflettono gli stessi problemi, così da darci modo di evadere il tutto in una unica risposta che possa aiutare tutti noi ad attenti approfondimenti e sano discernimento.

ecco le due e-mail:

1) Approfitto di questa mail per aggiungere un'osservazione che mi è venuta in mente in questi giorni: forse tutto il dibattito sull'omosessualità è inficiato da un'erronea visione del sesso che coinvolge anche molti cattolici?

Me lo chiedo perchè, al giorno d'oggi, tutti sembrano dare per scontato che le pulsioni sessuali siano cosa buona e giusta, da accogliere e assecondare: "Il sesso fa bene alla salute", "Le pulsioni vanno sfogate, non represse, sennò ci si pervertisce", "Una soddisfacente attività sessuale, anche da anziani, è fondamentale nella coppia", "bisogna assecondare la propria natura"... ecc. ecc. Siamo stati tutti cresciuti (almeno quelli della mia generazione) con queste idee, trasmesseci da riviste e programmi Tv.

Però, leggendo soprattutto San Paolo, non mi pare proprio che la visione cristiana del sesso sia in questi termini.

Mi sembra che Paolo faccia continuamente riferimento ai desideri e alle opere della carne come a qualcosa di negativo, da combattere, per far sì che cresca in noi, giorno dopo giorno, l'uomo spirituale a scapito di quello carnale.

Paolo raccomanda la continenza, e ammette il matrimonio solo per chi non riesce a vivere in tale stato. Però, anche per i coniugi, raccomanda che il talamo sia senza macchia, che mi pare sia sempre stato interpretato come un invito a non eccedere nell'attività sessuale. Mi pare che per Paolo l'unione carnale sia legittima solo nella misura in cui è funzionale alla procreazione. Almeno così mi sembra che la interpreti sant'Agostino ne "La dignità del matrimonio", dove afferma che i figli sono l'unico frutto onesto del matrimonio, e che l'amplesso tra coniugi fatto senza l'intento di procreare è peccato, veniale ma pur sempre peccato. Ora, se accettiamo che le pulsioni sessuali non sono buone se non nella misura in cui sono funzionali alla procreazione (che poi la coppia sia sterile non importa, l'importante è che l'atto sia procreativo, genitale), e che quindi, anche tra coniugi, è preferibile astenersi quando possibile, possiamo chiaramente respingere qualunque pretesa di equiparazione tra eterosessualità e omosessualità, in quanto tra due uomini e due donne non è mai possibile un atto di tipo procreativo.

Ma se accettiamo che il sesso è un bene in sè a prescindere dalla procreazione, come fanno anche tanti, troppi cattolici, diventa molto più difficile negare legittimità ai rapporti gay rispetto a quello eterosessuali. Che ne pensa?

 

seconda e-mail:

 

2) ... facendo riferimento così all'ultimo articolo da voi postato sul problema dell'omosessualità, mi interesserebbe comprendere, o avere di che riflettere, sulla corretta interpretazione di quanto scrive san Paolo sul Matrimonio e di come la pensa davvero Papa Francesco. Grazie.

 

***

 

 

Proviamo  a fare discernimento più che a dare delle risposte come si usa fare oggi, rischiando di soggettivare la Scrittura stessa, come abbiamo visto nell'articolo precedente, a seconda delle mode del momento, o come quella di attribuire al Pontefice di turno di tutto e di più di ciò che non dice affatto.

(raccomandiamo anche questo articolo:  Il dramma del femminismo e la soppressione della paternità )

 

Rispondiamo perciò volentieri ringraziando le due e-mail per queste domande e approfondimenti, un segno tangibile della reale preoccupazione che dovrebbe sollecitare tutti ad approfondire certi temi, con serenità e con la bellezza della Scrittura insieme alla nostra santa Tradizione magisteriale, pontificia.

Si potrebbe già chiudere qui la risposta perchè quanto scrive soprattutto la prima e-mail è tutto vero e come vediamo abbiamo una coscienza che se ordinata alla corretta interpretazione del nostro corpo (con tutti gli organi annessi), porta in modo del tutto naturale a comprendere gli errori attuali mentre, come Voi stessi avete intuito, per far diventare ciò che è sbagliato una verità, è necessario capovolgere il nostro stesso umanesimo, capovolgere o re-inventarsi una nuova antropologia. Non è più l'uomo al centro, ma i suoi organi, il sesso, quel cedere alla carne ripetuto spesso da San Paolo.

La legge naturale scritta dentro di noi, immessa nel nostro DNA dal Dio Creatore, non attende altro che essere svelata (=perchè offuscata dal Peccato Originale, se si nega questo, si negano tutte le altre conseguenze, anche sessuali), e il paradosso che stiamo vivendo è che alla fine si fa più fatica a negare, mediante contorsioni interpretativi, che a credere correttamente ciò che più semplicemente si legge nella Scrittura.

C'è la bellissima espressione di San Paolo ai Corinzi:  "Vorrei che tutti fossero come me; ma ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in un modo, chi in un altro. Ai non sposati e alle vedove dico: è cosa buona per loro rimanere come sono io; ma se non sanno vivere in continenza, si sposino; è meglio sposarsi che ardere" (1Cor.7,7-9).

Paolo parlando della condizione da vivere avrebbe desiderato che molti si fossero astenuti  dai piaceri della carne come lui - quindi è assai probabile che San Paolo fosse celibe e non sposato come pretenderebbe una certa esegesi modernista -  "ma ciascuno ha il proprio dono da Dio" è la vocazione che, come è stato già detto qui si esplica nei due Sacramenti ben distinti: Matrimonio e Ordine Sacro, ma se vogliamo possiamo unirci la Consacrazione per le donne negli ordini monastici e religiosi, che non è un Sacramento ma gli impegni assunti sono sulla stessa lunghezza d'onda, sono quel "ciascuno ha il proprio dono da Dio", come quando anche un medico deve fare una sorta di "giuramento" che conosciamo come il "Giuramento di Ippocrate" il quale, venuto meno anche questo, sta deformando la stessa professionalità dei medici i quali infatti, chiamati a salvare vite umane, sono finiti per uccidere la vita umana fin dal suo concepimento, o ad ergersi addirittura padroni della morte con la maschera dell'eutanasia.

Il punto è che ogni lavoro dell'uomo, se ben inteso correttamente, è una vocazione e quando viene meno questa espressione, o svuotata la vocazione del suo contenuto trascendentale che è la vera dignità che investe l'uomo, si generano le aberrazioni.

San Paolo, dunque, si dice anche preoccupato per certe situazioni familiari - nulla di nuovo a quanto pare - e riconosce la legittimità della separazione, ma non del divorzio, separarsi non è un ripudiare ma un tempo di riflessione durante il quale gli sposi dovranno occuparsi delle proprie anime e non dei corpi.

Inoltre per San Paolo la motivazione della separazione è ben altra che quella a cui si ricorre oggi, dice: "Ma se il non credente vuol separarsi, si separi", quindi non è consentito neppure al credente di separarsi quando vuole perchè, spiega: " E che sai tu, donna, se salverai il marito? O che ne sai tu, uomo, se salverai la moglie?"

salvarsi da che cosa? per questo poco prima Paolo riprendendo le parole del Signore Gesù, in Matteo 19, dice con severo monito:

" Agli sposati poi ordino, non io, ma il Signore: la moglie non si separi dal marito -  e qualora si separi, rimanga senza sposarsi o si riconcili con il marito - e il marito non ripudi la moglie..." (sempre 1Cor. cap.7).

Insomma, da San Paolo stesso apprendiamo che il valore dell'unione tra un uomo e una donna prevede certamente due consolazioni unite ed inseparabili: agire per essere collaboratori di Dio nella procreazione e la consolazione, senza alcun dubbio, data dall'unione sponsale (e non sessuale) nella quale il sesso è uno strumento anche di piacere, non lo mettiamo in dubbio, ma per un fine e non già il fine.

Il sesso è perciò uno strumento, piacevole, per mettere al mondo i figli e dove il parto non è mai facile, ricordiamo le parole drammatiche della Genesi 3,16 "Alla donna disse: «Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà».

In cosa consiste questa "dominazione"? Se fosse esclusivamente una questione materiale, dalla quale la donna non può sottrarsi, avremmo davvero un Dio implacabile e la donna sarebbe senza alcuna via d'uscita. Innanzi tutto Dio stesso spiega la vera natura di questo rapporto quando "trae dall'uomo la donna", l'uomo viene creato dalla terra, ma la donna è tratta dall'uomo: «Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile». Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo.  Allora l'uomo disse: «Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall'uomo è stata tolta». Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne...." (Gn.2,18-24)

Ma ce n'è anche per l'uomo. Quando Pietro  chiede a Gesù: "«Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito».

Gesù gli rispose: «In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna» (Mc.10,28-30). A chi rinuncia alla sessualità carnale - ad avere una famiglia propria, figli, ecc -  per dedicarsi ad una paternità spirituale, ad una maternità spirituale, a quel "farsi eunuchi per il regno dei cieli (cf.Mt.19) ecco che il Signore promette il centuplo, e promette un godimento (=estasi) eterno, senza fine.

Non è un caso se Paolo arriva a dire parole sublimi come queste:

 "Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore;  il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo.  E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto. E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei,  per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell'acqua accompagnato dalla parola,  al fine di farsi comparire dav anti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolataCosì anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso. Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa,  poiché siamo membra del suo corpo. Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola. Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!  Quindi anche voi, ciascuno da parte sua, ami la propria moglie come se stesso, e la donna sia rispettosa verso il marito" (Efes.5,22-33).

Il vero prete conta molto su questa promessa! Egli risponde ad una vocazione, certo, ma il seguire poi Cristo restandoGli fedele, sposando misticamente la Chiesa e vivendo senza cercarne altre di "spose" o donne, diventa un atto di volontà quotidiano che va coltivato, custodito, protetto, salvaguardato e supplicato ogni giorno perchè il rischio di cadere e di perdere c'è sempre.

E questo vale sia per i Preti quanto per i Consacrati, quanto per gli Sposi. I due Sacramenti fanno parte di quell'unico pacchetto - i 7 Sacramenti - che si prende o tutto intero, integralmente, o non se ne fa nulla, così come a ragione ha scritto Benedetto XVI nella Sacramentum Caritatis:

"La Chiesa si riceve e insieme si esprime nei sette Sacramenti, attraverso i quali la grazia di Dio influenza concretamente l'esistenza dei fedeli affinché tutta la vita, redenta da Cristo, diventi culto gradito a Dio"

 

Come possiamo notare, il vero nocciolo di un dialogo fruttuoso non è il sesso in sè ma tutto ciò che ruota attorno alla vera felicità la quale, per altro: "non è di questo mondo", l'uomo infatti, a causa del Peccato Originale, è infelice, e ciò è dovuto al fatto che egli nasce con il peccato, cioè incline a peccare e peccando muore (cf. Rom. 6,23) per cui egli è un essere spiritualmente morto, che va cercando altrove l'appagamento che altro poi non è che un surrogato, un palliativo e pure un effetto placebo.

E' opportuno riportare  questo esempio: la pistola, l'arma.

 Certo che fa male e uccide, ma se usata a dovere - vediamo le forze dell'ordine - essa è uno strumento che ci difende, difende la comunità anche se ci auguriamo sempre di non doverla sentire sparare, non è bello, ma non è bello neppure vedere trucidare le persone senza poter fare nulla - la difesa per altro è un diritto di Cesare e di ogni uomo, sancito dalla Scrittura, il porgere l'altra guancia invece riguarda le offese personali per le quali non rispondiamo ma porgiamo appunto l'altra guancia -, e come potrebbero le guardie far prevalere la loro autorevolezza senza uno strumento di efficace soggezione?

Quindi la pistola, se nelle mani giuste, potrebbe non sparare mai e se spara lo fa per difendere la collettività. E potremmo portare l'esempio del computer, dell'uso di internet, ecc..

Il sesso, ed altri strumenti in uso all'uomo, sono appunto strumenti per raggiungere uno scopo e se usati bene, se nelle mani giuste, producono effetti positivi, diversamente si compiono stragi, si sparge dolore, morte, offesa, violenza, sopraffazione, sterilità.

Non dipende perciò dagli strumenti, ma dall'uso che la nostra coscienza vuole farne.

Viene strumentalizzata la pistola quando si fanno le rapine, così come si strumentalizza il sesso quando lo si usa in modo scorretto, non naturale, non per lo scopo per il quale esiste.

Usare il sesso in modo errato è commettere una rapina.

Per carità, non mettiamo tutto sullo stesso piano, questo è solo un esempio, esistono infatti peccati veniali e peccati mortali, uccidere una persona è un peccato mortale, a prescindere dall'arma usata, ma anche l'adulterio è parte del sesto Comandamento anche se non uccide il corpo può, infatti, far morire l'anima.

Un conto poi è la legittima difesa provata, altra cosa è la sopraffazione del più forte. Così come l'aborto è un grave peccato mortale ma più grave è la responsabilità della donna o la coppia consenziente che lo pianifica, così come più grave è il peccato commesso da persone che si attivano per uccidere concepiti altrui - leggasi i medici senza scrupoli -, più grave è il coinvolgimento della volontà perversa di queste persone che sfruttano la debolezza di quelle donne che abortiscono, per esempio, perchè costrette con la forza, o per ignoranza, o per disagio sociale come alcool e droga e pure violenza carnale. Insomma, la giustizia Divina tiene conto di tutto, ma questo non legittima l'uomo a farsi giustizia da sè o a giustificare le proprie scelte sbagliate.

Come si evince dallo sviluppo di queste risposte, rinchiudere il problema esclusivamente al sesso è un errore che rischia spesso di inficiare piuttosto la bellezza della dottrina a riguardo dei nostri comportamenti verso il prossimo che siamo chiamati ad amare e non ad usare o abusare. Tanto per usare correttamente un altro verso della Scrittura, l'uomo è tenuto stretto dalle funi del suo peccato (cf. Prov. 5,22), ed ha bisogno che "Qualcuno" rompa queste funi.

Senza dubbio e come ci rammenta Genesi: "tutto ciò che Dio ha creato è buono" era buono, il Peccato Originale ha interrotto la naturalezza della creazione facendoci piombare nelle tenebre delle cose di Dio, delle cose che ci riguardano. Il sesso non era "un problema" o materia di discussione quando Dio creò l'uomo e lo pose nell'Eden, o almeno non lo era così come lo si evince oggi. Così come attualissime sono le parole di San Paolo: «Tutto mi è lecito!». Ma non tutto giova. «Tutto mi è lecito!». Ma io non mi lascerò dominare da nulla" (1Cor.6,12). Questa è la vera libertà che porta all'autentica felicità e all'uso corretto di ogni strumento che Dio ci ha donato.

 

Nella Deus Caritas est Benedetto XVI fa un ottima esegesi a riguardo del vero Amore e dell'eros, il passo è un pò lungo, ma Vi invitiamo a leggerlo integralmente, è al primo capitolo.

Interessante quest'altro passo della stessa enciclica:

"Oggi non di rado si rimprovera al cristianesimo del passato di esser stato avversario della corporeità; di fatto, tendenze in questo senso ci sono sempre state. Ma il modo di esaltare il corpo, a cui noi oggi assistiamo, è ingannevole.

L'eros degradato a puro « sesso » diventa merce, una semplice « cosa » che si può comprare e vendere, anzi, l'uomo stesso diventa merce. In realtà, questo non è proprio il grande sì dell'uomo al suo corpo.

Al contrario, egli ora considera il corpo e la sessualità come la parte soltanto materiale di sé da adoperare e sfruttare con calcolo. Una parte, peraltro, che egli non vede come un ambito della sua libertà, bensì come un qualcosa che, a modo suo, tenta di rendere insieme piacevole ed innocuo. In realtà, ci troviamo di fronte ad una degradazione del corpo umano, che non è più integrato nel tutto della libertà della nostra esistenza, non è più espressione viva della totalità del nostro essere, ma viene come respinto nel campo puramente biologico. L'apparente esaltazione del corpo può ben presto convertirsi in odio verso la corporeità. La fede cristiana, al contrario, ha considerato l'uomo sempre come essere uni-duale, nel quale spirito e materia si compenetrano a vicenda sperimentando proprio così ambedue una nuova nobiltà. Sì, l'eros vuole sollevarci « in estasi » verso il Divino, condurci al di là di noi stessi, ma proprio per questo richiede un cammino di ascesa, di rinunce, di purificazioni e di guarigioni".

 

Come possiamo rispondere noi a questi problemi così ingigantiti dal favore dei Cesari odierni che stanno legittimando ed imponendo una devastazione antropologica?

Con pazienza e verità, e con questa virtù diffondere ragionevolmente la verità sul nostro umanesimo, sul chi siamo, perchè viviamo, nasciamo e moriamo, dove siamo diretti e a cosa servono gli organi chiamati appunto "genitali" che la scienza stessa chiama "produttivi-riproduttivi" e poi comportarci con coscienza coerentemente perchè, diciamoci la verità, il danno maggiore che stiamo vivendo è l'incoerenza di tanti che dicendosi cristiani e pure cattolici di fatto hanno disatteso la loro stessa natura per rincorrere una felicità fittizia, carnale, temporale, dimenticando quel monito che echeggia in Quaresima: ricordati che sei polvere e che polvere ritornerai, ma  l'anima sopravvive prima della risurrezione dei corpi che avverrà nel giorno del Giudizio Universale, e riceverà subito da Dio ciò che ha vissuto, ciò che avrà scelto, sulla terra.

 

E' bene per noi chiudere queste riflessioni, rimandando alle recenti parole di Papa Francesco ai Medici Cattolici ricevuti in Udienza il 20 settembre 2013, così anche per sfatare le menzogne mediatiche di questi giorni che attribuiscono al Santo Padre l'abbandono della vera dottrina, dice il Papa:

" Invece, come ci ricorda l’Enciclica Caritas in veritate, «l’apertura alla vita è al centro del vero sviluppo”. Non c’è vero sviluppo senza questa apertura alla vita (...) la Chiesa fa appello alle coscienze, alle coscienze di tutti i professionisti e i volontari della sanità, in maniera particolare di voi ginecologi, chiamati a collaborare alla nascita di nuove vite umane. La vostra è una singolare vocazione e missione, che necessita di studio, di coscienza e di umanità. Un tempo, le donne che aiutavano nel parto le chiamavamo “comadre”: è come una madre con l’altra, con la vera madre. Anche voi siete “comadri” e “compadri”, anche voi.

Una diffusa mentalità dell’utile, la “cultura dello scarto”, che oggi schiavizza i cuori e le intelligenze di tanti, ha un altissimo costo: richiede di eliminare esseri umani, soprattutto se fisicamente o socialmente più deboli. La nostra risposta a questa mentalità è un “sì” deciso e senza tentennamenti alla vita. «Il primo diritto di una persona umana è la sua vita. Essa ha altri beni e alcuni di essi sono più preziosi; ma è quello il bene fondamentale, condizione per tutti gli altri» (Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione sull’aborto procurato, 18 novembre 1974, 11). Le cose hanno un prezzo e sono vendibili, ma le persone hanno una dignità, valgono più delle cose e non hanno prezzo..."

 

Come si legge chiaramente, il Santo Padre Francesco nel riportare un noto e chiaro Documento, ribadisce la dottrina della Chiesa che la vita umana fin dal suo concepimento è quella condizione fondamentale dalla quale poi derivano tutti gli altri veri diritti che l'uomo rivendica per la sua sussistenza, quali il lavoro, la salute, ecc. Beni legati al bene stesso della società e non presunti beni associati alle proprie voglie. C'è invece oggi la grave tentazione di perseguire, legittimare, trasformare - imponendo - tutto ciò che l'egoismo ritiene un bene, diversamente da ciò che siamo chiamati invece a perseguire e che il vero Bene.

Così come è stato taciuto il Messaggio Pontificio di Papa Francesco ai Vescovi per la 47° Settimana sociale dei Cattolici, 11 settembre 2013,

nel quale dice:

" Anzitutto come Chiesa offriamo una concezione della famiglia, che è quella del Libro della Genesi, dell’unità nella differenza tra uomo e donna, e della sua fecondità. In questa realtà, inoltre, riconosciamo un bene per tutti, la prima società naturale, come recepito anche nella Costituzione della Repubblica Italiana. Infine, vogliamo riaffermare che la famiglia così intesa rimane il primo e principale soggetto costruttore della società e di un’economia a misura d’uomo, e come tale merita di essere fattivamente sostenuta. Le conseguenze, positive o negative, delle scelte di carattere culturale, anzitutto, e politico riguardanti la famiglia toccano i diversi ambiti della vita di una società e di un Paese: dal problema demografico – che è grave per tutto il continente europeo e in modo particolare per l’Italia – alle altre questioni relative al lavoro e all’economia in generale, alla crescita dei figli, fino a quelle che riguardano la stessa visione antropologica che è alla base della nostra civiltà (cfr Benedetto XVI, Enc. Caritas in veritate, 44).

Queste riflessioni non interessano solamente i credenti ma tutte le persone di buona volontà, tutti coloro che hanno a cuore il bene comune del Paese, proprio come avviene per i problemi dell’ecologia ambientale, che può molto aiutare a comprendere quelli dell’"ecologia umana" (cfr Id, Discorso al Bundestag, Berlino, 22 settembre 2011). La famiglia è scuola privilegiata di generosità, di condivisione, di responsabilità, scuola che educa a superare una certa mentalità individualistica che si è fatta strada nelle nostre società. Sostenere e promuovere le famiglie, valorizzandone il ruolo fondamentale e centrale, è operare per uno sviluppo equo e solidale".

 

Diffidiamo pertanto di ciò che i Media riportano falsificando le parole del Papa e sollecitiamoci ad andare a leggere i testi ufficiali ed integralmente. Diffidiamo di coloro che, preti, vescovi o professori qual fossero, propongono distorsioni nell'interpretazione della Scrittura.

 

"Nos cum prole pia, benedicat  Virgo Maria"

(noi, con tutti i figli devoti, ci benedica la Vergine Maria)

 

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