Occorre rifuggire da richiami pseudopastorali

15.12.2012 19:51

Da alcune riflessioni fatte da Rino Cammilleri nel suo libro: "Antidoti. Contro i veleni della cultura contemporanea " (che raccomandiamo di leggere integralmente), facciamo nostre le seguenti considerazioni, scusandoci per la lunga ma doverosa citazione che segue, seppur inserita tra nostre brevi incursioni:


Di fronte all'ennesimo "credente e praticante" che mi oppone i "mea culpa" della Chiesa, stufo di arrampicarmi sugli specchi per spiegare "ciò che veramente ha detto il papa", dichiaro forfait!
La gente oggi parla (e intende) la lingua dei titoli dei giornali e dei talkshow, cioè slogan. Figurarsi se legge i lunghissimi e verbosissimi documenti della Chiesa (ma il Concilio non serviva per semplificare?).
Neanche i preti li leggono (neppure i vescovi i quali però pretendono che le loro pastorali siano lette ed applicate nella diocesi).
Mi domando se la Gerarchia ecclesiastica se ne renda conto.
Ormai, il Cattolicesimo, è diventato ciò che i sociologi chiamano un "Movimento carismatico", cioè un aggregato (piccolo o grande, non importa) di persone che seguono un leader, il Papa in questo caso..
Non c'è più, tra "vertice e base", un laicato che traduca le direttive del Capo in azione politica in linguaggio concreto, in strutture autonome e armonizzate al fine di (ri)costruire una vera ed autentica civiltà cristiana.
Così, mancando questo diaframma, il popolo cattolico ha finito per usare il linguaggio dei preti, i quali parlano (ovviamente) da preti.
Ed è per questo che un bonismo francescaneggiante è ciò che ormai concretizza e caratterizza la mentalità cattolica.

- Tanto per fare un esempio: il sale che dobbiamo essere e che sulle ferite brucia, lo hanno trasformato in zucchero, seminando il diabete.

Ed è per questo che la "posizione" cattolica si è ridotta al no all'aborto e al preservativo (tanto per citare un esempio) come una sorta di slogan più che in senso veramente dottrinale e di conseguenza inamovibile; due posizioni che tra l'altro ben pochi cattolici sono in grado di motivare sensatamente senza far ricorso alla lingua di legno clericale delle "nuove pastorali":
< donarsi reciproco - apertura alla vita - diritto alla vita - tolleranza...>
(...)
E' del 2007  un'inchiesta condotta in Francia, i dati sono preoccupanti:
- la stragrande maggioranza dei Cattolici crede che la missione della Chiesa sia la lotta contro la povertà e per la pace nel mondo, idem per coloro che si sono definiti "praticanti" e di cui solo uno su tre  ha detto che la vera missione della Chiesa consiste nel far conoscere il messaggio di Cristo;
- il 62% dei Cattolici ha affermato che il messaggio della Chiesa insegna che tutte le religioni sono uguali e si equivalgono, idem per il 63% dei cattolici che si dicono "praticanti".
Facendo un rapido calcolo dell'età degli intervistati parliamo proprio della generazione del "dopo-Concilio", a tale crollo è ovvio che non ci si è arrivati in un giorno, ciò getta un'ombra inquietante sui tanti "maestri e pastori" del post-concilio, vescovi e teologi, preti e laici, che continuamente rifacendosi allo "spirito del Concilio" (termine condannato dal card. Ratzinger in Rapporto sulla fede), richiamandosi continuamente a quei Documenti come se la Chiesa non avesse mai parlato nè scritto altro in passato, dimostrano chiaramente il dramma di questi "frutti" e difficilmente potrebbero rallegrarsene.

Nel suo libro "Pecore e pastori" (del quale suggeriamo la lettura) il cardinale Giacomo Biffi afferma: " La prima misericordia di cui abbiamo bisogno è la luce impietosa della Verità"
a pag. 95 dice ancora:
"Una delle cose che mi impressionano di più è che al giorno d'oggi non è tanto l'eresia quanto l'ortodossia a fare notizia.
Oggi sempre più frequentemente ci si meraviglia da molti quando un papa o un vescovo dice ciò che la Chiesa ha sempre detto (e non può non dire perchè appartiene al suo patrimonio inalienabile); come se fosse ormai persuasione pacifica che anche la Chiesa non creda più al suo messaggio di sempre.
Talvolta in qualche settore del mondo cattolico si giunge persino a pensare che debba essere la divina Rivelazione ad adattarsi alla mentalità corrente per riuscire "credibile",  e non piuttosto che si debba "convertire" la mentalità corrente alla luce che ci è data dall'alto. Eppure si dovrebbe riflettere sul fatto che "conversione" non "adattamento" è parola evangelica".

Se il Concilio nelle intenzioni descritte da Giovanni XXIII nel Discorso di apertura, intendeva  trovare solo nuove vie pastorali, più semplici, per far fronte alle sfide della modernità, il risultato dopo 40 anni è devastante e nel caso dell'inchiesta qui sopra, la Chiesa in Francia, per i francesi cattolici, praticanti e non, è solo "una agenzia filantropica e che una religione vale l'altra!"
Al termine evangelico di "conversione" è seguita quella dell' adattamento, della conciliazione a discapito della verità.
Purtroppo questa realtà descritta non è solo della Chiesa in Francia, tra il Belgio e la Spagna le cose non vanno meglio, in Italia la Chiesa è considerata una "aggregazione carismatica" il cui leader è il Papa, a dimostrazione del danno generato e che nè preti nè vescovi spendono il proprio tempo per leggere e studiare come mettere in pratica le Encicliche e i Motu Proprio del Pontefice.

"Occorre rifuggire da richiami pseudopastorali che situano le questioni su un piano meramente orizzontale, in cui ciò che conta è soddisfare le richieste soggettive per giungere ad ogni costo alla dichiarazione di nullità, al fine di poter superare, tra l’altro, gli ostacoli alla ricezione dei sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia. Il bene altissimo della riammissione alla Comunione eucaristica dopo la riconciliazione sacramentale, esige invece di considerare l'autentico bene delle persone, inscindibile dalla verità della loro situazione canonica. Sarebbe un bene fittizio, e una grave mancanza di giustizia e di amore, spianare loro comunque la strada verso la ricezione dei sacramenti, con il pericolo di farli vivere in contrasto oggettivo con la verità della propria condizione personale".
(Discorso Benedetto XVI alla Sacra Rota 29.1.2010)

Come ha scritto recentemente Benedetto XVI, «i contenuti essenziali che da secoli costituiscono il patrimonio di tutti i credenti hanno bisogno di essere confermati, compresi e approfonditi in maniera sempre nuova al fine di dare testimonianza coerente in condizioni storiche diverse dal passato»
(Motu Proprio Porta fidei, n. 4).

Questi "contenuti della dottrina, che da secoli costituiscono il patrimonio di tutti i credenti"  attendono di essere confermati dai Vescovi, dai Parroci, e non modificati, censurati, oscurati come sta avvenendo da anni.
L'antidoto a questa devastazione sta proprio in questo Anno della Fede se il Clero e i loro Pastori applicheranno alla lettera, senza ulteriori deformazioni, le richieste del Sommo Pontefice e, non per secondo, il monito di Cristo di andare e predicare il Vangelo mettendo in pratica "tutto" e non solo una parte, tutto quanto Egli ha comandato.